Il grano bloccato nei porti è il vero problema

Una delle conseguenze più gravi di questa guerra in Ucraina è il blocco dei porti sul Mar Nero. Dai porti ucraini, soprattutto quello di Odessa, partono navi cariche di grano e cereali diretto in tutto il mondo. Il granaio d’Europa è responsabile per una buona fetta delle forniture di grano di tutto il mondo.

La guerra ha devastato i campi e i raccolti hanno rallentato la loro produzione. In più, i bombardamenti sui porti non permettono alle navi di attraccare e dirigersi verso le mete di esportazione. Il blocco dell’export sta già imponendo le gravi conseguenze alimentari. Il rischio che si scateni una guerra del pane è molto alto. La preoccupazione maggiore è per i paesi del mondo più poveri, soprattutto quelli che dipendono completamente dal grano ucraino. Si tratta dei paesi del Medio Oriente e dell’Africa ma anche il Tagikistan e lo Sri Lanka stanno già registrando i primi disagi.

Se non si sbloccheranno i porti, la carestia nel sud del mondo è una minaccia molto concreta. Per questo, l’appello del presidente Zelensky all’Occidente è rivolto ad una soluzione in questo senso. Frenare questa deriva alimentare è la priorità.

Il presidente ucraino ha accusato la Russia: Oggi ci sono 22 milioni di tonnellate di grano bloccate e i russi lo rubano costantemente e lo portano da qualche altra parte. La comunità mondiale deve aiutare l’Ucraina a sbloccare i porti marittimi, altrimenti la crisi energetica sarà seguita da una crisi alimentare“. La comunità internazionale deve fare di tutto per scongiurare la crisi alimentare. “La Russia ha bloccato quasi tutti i porti e tutte le opportunità marittime per esportare cibo: il nostro grano, orzo, girasole e altro ancora. Queste strade devono essere sbloccate perché ci sarà una crisi nel mondo. Ci sono diversi modi per sbloccarla e un modo è l’esercito. Ecco perché ci rivolgiamo ai nostri partner con la richiesta di armi”.

Gabriella de Rosa

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